Capodichino e la sua storia raccontata da noi
Capodichino e la sua storia

Capodichino: dalle origini al cielo di Napoli ✈️
Le radici di un nome e di un quartiere storico
Il nome Capodichino affonda le sue origini nel Medioevo. Secondo gli studiosi deriverebbe dal latino Caput de Clivo, ovvero “sommità della salita”, un riferimento alla posizione elevata dell’area rispetto al centro della città. Nel corso dei secoli, questa zona di Napoli è stata teatro di trasformazioni importanti: da semplice area collinare a punto strategico militare durante l’epoca borbonica, fino a diventare, nel Novecento, uno dei principali snodi del traffico aereo del Mezzogiorno.
Durante il periodo borbonico, Capodichino era conosciuta come “Campo di Marte”, un vasto spazio pianeggiante utilizzato per esercitazioni e parate militari. Proprio questa conformazione aperta e regolare la rese, con il tempo, il luogo ideale per ospitare i primi esperimenti di volo.
L’alba dell’aviazione a Napoli
All’inizio del XX secolo, quando il sogno del volo cominciava a diventare realtà, anche Napoli visse il suo momento pionieristico. Il 5 maggio 1910, sul vecchio Campo di Marte, si tennero le prime prove d’aviazione. Fu un evento storico: tra curiosità e meraviglia, i napoletani videro sollevarsi in aria i primi velivoli, segnando di fatto l’inizio della storia aeronautica della città.
Negli anni successivi, l’area divenne sede di manifestazioni e dimostrazioni aeree, fino ad assumere un ruolo strategico durante la Prima guerra mondiale, quando Capodichino venne ufficialmente trasformato in campo d’aviazione militare. Dopo il conflitto, la struttura venne potenziata e intitolata al sottotenente Ugo Niutta, eroe napoletano dell’aviazione caduto in battaglia.
Dalla guerra al trasporto civile
Per diversi decenni Capodichino mantenne una funzione militare. Tuttavia, con la crescita del trasporto aereo e l’apertura dell’Italia al turismo internazionale, l’aeroporto iniziò progressivamente a ospitare voli civili. Negli anni Cinquanta avvenne la svolta: la pista fu allungata, vennero costruiti i primi hangar e nacque la prima vera aerostazione dedicata ai passeggeri.
Nel secondo dopoguerra, l’aeroporto divenne un simbolo della ricostruzione napoletana. Aerei di linea, voli turistici e collegamenti internazionali iniziarono a fare di Capodichino una porta d’ingresso per milioni di viaggiatori. Napoli tornava così al centro del Mediterraneo, non solo come città d’arte e cultura, ma anche come crocevia moderno e dinamico.
Capodichino oggi: tecnologia e tradizione
Oggi l’Aeroporto di Napoli-Capodichino è uno degli scali più attivi d’Italia e il principale del Sud. Gestito dalla società GESAC, è un hub internazionale che collega Napoli a oltre cento destinazioni in Europa e nel mondo.
La sua peculiarità è la convivenza tra area civile e militare: lo scalo “Ugo Niutta” continua infatti a svolgere attività operative per l’Aeronautica Militare e la NATO, accanto ai voli commerciali e charter.
Negli ultimi anni, Capodichino è stato oggetto di profondi interventi di ammodernamento: nuovi terminal, aree commerciali, servizi digitali, parcheggi intelligenti e, soprattutto, un progetto di integrazione con la metropolitana di Napoli. La futura stazione della Linea 1 renderà ancora più semplice e sostenibile l’accesso all’aeroporto, collegandolo direttamente al cuore della città.
Un motore economico e culturale
L’aeroporto di Napoli è oggi molto più di un’infrastruttura: è un
simbolo dell’identità partenopea moderna, capace di coniugare storia, innovazione e accoglienza.
Ogni giorno centinaia di voli collegano Capodichino alle principali capitali europee e alle isole del Mediterraneo, mentre milioni di turisti scelgono questo scalo come punto di arrivo per scoprire le meraviglie della Campania: Pompei, la Costiera Amalfitana, Capri, Ischia e Sorrento.
Capodichino rappresenta dunque la porta d’ingresso di Napoli sul mondo, un luogo dove la città si racconta sin dal primo passo di chi arriva.
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In questo scenario di storia e modernità,
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